Sergio Sorgini

“…Lungi dal nascere in una dimensione atemporale, le donne di Sorgini sono dunque metafora e misura del tempo che scorre. E questo processo non si manifesta nelle forme di un’erosione, come negli scogli consumati dal mare o nelle rocce affilate dal vento. Le donne di queste opere non sono prodotti della natura, ma dell’umano vivere. Il lavoro del tempo non le scarnifica, ma opera una lenta sovrapposizione di strati sino a renderle simili a blocchi di pietra arrotondata, sino a farle apparire gigantesche e immutabili. In questa dimensione di vittime sacrificali del tempo e della storia, esse manifestano però un’improvvisa resistenza. Chiudendosi nel proprio spazio e dialogando con il vuoto che le circonda si isolano persino dalla maledizione del tempo. È alla fine di tal processo che diventano qualcosa di simile a ciò che già sembravano al primo sguardo: dee-madri e idoli atemporali. L’assunzione del dolore le rende immortali”
Enrico Mascelloni “Monumenti contro il tempo che scorre”


Sergio Sorgini inizia giovanissimo come fumettista, illustrando circa 30 racconti per “il Vittorioso”,
“il Giornalino” e “l’Intrepido”, tra cui:


Il testamento di don Gaspare – 1958;
5409 Rue de Longchamps – 1958;
Il frammento dello Sputnick – 1958;
Colui che spezzerà le catene – 1959;
Neve sulla frontiera – 1959;
Giallo nella piramide – 1959;
Luna Park;
Pattuglia forestale.


Prosegue quindi l’attività come cartoonist ed illustra affiches cinematografiche per la Paramount e per la Universal. Trasferitosi a Brescia dopo gli anni 60, la casa editrice “La Scuola” gli affida l’illustrazione di diversi libri per ragazzi, tra cui “Il mio amico Carlo”, “La Bibbia”, “Maometto e gli arabi”, “Magellano”, ecc. e un’opera imponente quale “L’Enciclopedia per Ragazzi”, che lo vede impegnato in più di 7.000 illustrazioni; collabora anche alla “Piccola vedetta lombarda” e “Il soldatino di piombo”.


Viaggi, frequentazioni, esperienze, ed una curiosità costante per il mondo, lo stimolano a sperimentare
pressoché ogni tecnica.
Tiene numerose mostre in gallerie pubbliche e private dal 1967; tra le altre:


Saletta di Mantova;
Galleria Ghelli di Verona;
La Cornice di Cremona;
Cesare Abba di Brescia;
Centro d’Arte Boario Terme;
Circolo Culturale di Lumezzane;
Galleria Arte Nuova di Torino;
Galleria Paris di New-York;
Arte Nuova di Cuneo;
Galleria Adelia di Malta;
Galleria Negresco di Nizza;
Galleria Tornabuoni di Firenze;
Galleria San Diego di Torino;
Galleria Cortina di Milano;
Galleria di Busto;
Galleria Ghelfi di Vicenza;
Galleria Estense di Ferrara;
Galleria di Legnago (Verona);
Galleria Schreiber di Brescia;
Galleria S. Michele di Brescia;
Saletta di Verona;
Bijan di Bolzano;
Alexandra di Rovigo;
Gruppo G10 di Lodi;
San Luca di Padova;
Galleria Leonardo di Bolzano;
Modì di Bergamo;
Parco Villa Connestabile di Scorzè (Venezia);
Galleria La Linea di Ferrara;
Galleria Marescalchi di Bologna;
Sala Bolaffi di Torino;
Il Sagittario di Bologna;
Galleria Il Rupinaro di Genova;
Galleria Lama di Bologna;
Galleria Il Prisma di Verona;
Galleria d’Arte Vittorio Veneto;
Galleria Cinquetti di Verona;
Atelier ‘77 di Heidelberg;
Palazzo dei Sette di Orvieto.


Attualmente vive e lavora a Verona.


(…) di Sergio Sorgini ci hanno stupito suoi disegni a china.
Egli affronta un rapporto diretto con la realtà interpretando con un tratto veloce, acuto, incisivo e talvolta spietato il sogno di una riposta tensione che si manifesta nella propria energia dell’esecuzione.
Un destino di dolorosa solitudine accompagna i suoi personaggi vivi di inquietudini come se in essi si accogliesse tutta una incompatibile tensione interiore.
Poi, il segno si fa acuto e la commossa simpatia di un personaggio si trasforma in una indagine impietosa. In questa testimonianza di espressione è sempre presente una assoluta coerenza di stile
“Il Nuovo Informatore” – 1967


… Galleria d’Arte Moderna di Busto Arsizio. Per noi, personalmente è una scoperta felice e, in certo senso, entusiasmante: Sorgini è un pittore più che promettente; un pittore che ci assicura, come l’alba, un meriggio pieno.
I suoi son lavori grafici, disegni a china, per lo più acquarellati, di una immediatezza impressionante.
Il suo è un disegno parlante, ossia non solo riesce a dire e farsi comprendere, ma sopratutto nasce da una riflessione sulla vita quotidiana i bimbi che sorridono, i vecchi che tremano, i diseredati avvolti nella loro melanconica atmosfera, i cavalli imponenti e forti della loro velocità, le donne che con la pienezza delle singole attrattive, son tutti soggetti di oggi e di sempre che commuovono e generano emotività.
“La Prealpina” – 1967


(…) Ciò che colpisce di queste opere grafiche, a china, acquarellate, è l’insistenza con la quale le linee fondamentali ricorrono nei temi a lui cari costruendo un racconto chiaro, concreto, visibile e umano; un racconto fluido che si snoda, con ansia, energia ed entusiasmo, attraverso una varia sfumata gradualità di espressioni naturalistiche, realistiche (…)
Forse il discorso fatto finora può sembrare generico; ma parlando di momenti lirici fissati in immagini piene di contenuto umano, vibranti di accenti ora sommessi ora accesi, possiamo definire Sorgini una sicura promessa, per la sua felicità creativa, per la sua preparazione tecnica, la sua facilità agli atteggiamenti dei suoi personaggi e dei suoi cavalli, per l’efficacia nell’esprimere il complesso delle emozioni e delle idee che reca in sé. Affidandosi alle proprie sensazioni, alle intuizioni precise che ha della realtà, egli intende ricreare, attraverso un ripensamento lucidamente intellettivo, un mondo la cui caratteristica fondamentale sia la serenità paga e contemplativa, la gioia solare che nasce dalla pienezza della vita.
Leo Rubboli -1968


A Sergio,
stanno come assorte in pensieri lontani, non ricomponibili. C’è un’atmosfera di spazio silenzioso, ed anche la stanza partecipa ai taciti accordi di sguardi presenti al passato; una nudità totale e casta, di una purezza accogliente e vittima. Tanta storia nelle curve docili di volti sospesi e nella geometria di occhi dilatati in diffusiva tenerezza.
La storia e gli eventi, storia ed eventi quotidiani, avvolgono le colline dei corpi: una danza di affetto che colma gli interni di intimo calore. Ma subitaneo è lo scatto di un collo teso e di uno sguardo rivolto al futuro; non è l’ignoto né il terrore di uno spazio troppo stanco di sperare: è fiducia di un tempo più nuovo abitante aldilà della storia.
Di terrore vivono invece i cavalli: scogli stagliati su estive notti. È come un grido che spezza la terra, l’urlo di una umanità sconfitta. Separi un corpo dall’altro come per dividere le angosce dell’uomo (…)
In questi percorsi di donne, cavalli e, forse, la tua vita il costante riproporsi di alterne sensazioni.
Franco Patruno, Direttore Fond. Cini – 1974


(…) Il suo è un discorso umano, di grande attualità, che sollecita risposte di verità, un profondo spiritualismo aleggia nei suoi componimenti, al di fuori di ogni retorica o forzatura. La spontaneità rivela un mondo intimo di grande significato, attraverso le opere Sorgini realizza il suo desiderio di comunicare, di parlare ai suoi simili, di trovare un punto d’incontro fra sé stesso e gli altri, un dialogo che si faccia umano e cordiale. Le sue figure schematizzate riducono l’uomo alla sua essenza nella dimenticanza delle realtà formali, egli analizza l’uomo inteso nella sua proprietà spirituale avvalendosi di uno spazio cromatico di estrema purezza che richiama l’originaria bellezza del Creato. Ma rimane in ogni volto l’amarezza della solitudine anche quando sembrerebbe che nel gruppo si realizzasse un dialogo. Pur nella vicinanza dei simili, invece, si rivela un grande desiderio di comunicare irrimediabilmente fermato da una invincibile impossibilità. Ma sempre quei volti femminili si aggrappano alla speranza, le loro dolci fattezze sintetizzano il desiderio dell’artista di adagiarsi nella quiete interiore ed esterna, e di contro i cavalli dimensionano una certa ribellione che si può rapportare alla condizione umana. Un parallelo che giustifica l’accostamento del mondo animale a quello dell’uomo nella continua ricerca di una pace universale. (…) Attraverso la sua arte, Sergio Sorgini esprime una speranza che diviene quasi certezza.
Mauro Donini – 1976